1 aprile 1949: nasce il Circolo ACLI di Martellago
Gli anni ‘50
E' difficile fare una ricostruzione storica del Circolo A.C.L.I. di Martellago dall’inizio dei suoi albori di quel lontano 1 aprile 1949 in assenza di valida documentazione di supporto come registri, statuti, atti di fondazione, verbali, appunti personali. In assenza di tutto ciò ci siamo affidati alla memoria degli uomini attraverso le loro testimonianze orali, i più anziani ricordano che il primo tesseramento è stato fatto in un giorno di pioggia in un locale della parrocchia, dove adesso si trova il cinema.
Del Circolo, fortemente voluto da Monsignor Barbiero, fecero parte, inizialmente, persone provenienti dalle file dell’Azione Cattolica; ed era, naturalmente, costituito da artigiani e contadini. Nel 1954, presidente dell’Azione Cattolica era Del Negro Lidio e quindi il presidente ACLI divenne Luise Guido perché tra le due associazioni c’era incompatibilità di cariche. Sul finire degli anni ‘50 l’archivio ci restituisce generosamente un quaderno d’appunti personali del cappellano, e assistente ecclesiastico del Circolo, Don Piero Bernardi, dove emerge tutta la volontà e desiderio di dar maggior vitalità al movimento, chiamando, oltre ai già iscritti dell’Azione Cattolica, anche gli amici degli aclisti, e i soci della cooperativa agricola. Non solo, il suo obiettivo è anche quello di migliorare e strutturarlo dal punto di vista organizzativo, che secondo il suo pensiero è “il presupposto di qualsiasi attività”; con “è necessario fissare per iscritto i compiti dei singoli dirigenti” lui pensa di sostituire il segretario Vittorio Franzoi, che aveva rassegnato le dimissioni, con Giuseppe Tronchin.
E’ da notare l’importanza che aveva la carica di segretario, rispetto al presidente, era lui che portava avanti tutte le iniziative tanto che si individua la possibilità di uno stipendio. Ora vorrei analizzare il verbale di una adunanza di consiglio del 17/12/1958 dove riporta le discussioni di una conferenza tenuta dall’ing. Fiscon, autore, peraltro, dello statuto del bar ACLI, sullo spirito e le finalità del movimento aclista: partendo dal presupposto “la vita interiore”… “sia curata anzitutto” ne evidenzia due punti fondamentali:- “le ACLI significano amare” e “senza amore non ci sono ACLI”…”le ACLI sono un movimento d’ispirazione cristiana - fanno proprio programma di conquista la raccomandazione di Gesù: Diligite etiam inimicos vestros”. Ecco in breve un’idea di sintesi di che cosa sono le ACLI, su quali principi e idee si basa, e, soprattutto, a cosa mira. A questo interrogativo risponde un altro documento ritrovato, un appunto personale del sig. Mario Opportuni, di guardare al lavoratore “non come un dipendente” ma di guidarlo “a un maggior senso di responsabilità” e “muove alla conquista dei lavoratori, (…), illuminando i meno preparati”… “suggerito dall’insegnamento della Chiesa e dai più autorevoli Pontefici nel campo sociale”. E tornando all’adunanza di quel lontano ‘58 termino riportando il punto conclusivo di quel resoconto; “chi non ama Dio non è Aclista - è uno smarrito.
La vera bellezza, bontà, giustizia non lo interessano. E come un animale a cui interessa ciò che comoda, è istintivo. Soprattutto chi non ama Dio non è Aclista: i migliori aclisti risultano i cristiani più autentici (preghiera - comunione - esercizi spirituali - generosità in tutti i sensi) “. Altroché, come disse Monsignor Domenico Tardini a un giovane Domenico Rosati, futuro presidente nazionale delle Acli “che non sò né carne né pesce”.
Don Piero Bernardi lascia la parrocchia il 27/05/1959, a futura memoria dei posteri scrive “A questo punto, punto! Sono trasferito”. Quasi telegrafico e lapidario, no?!
Gli anni ‘60
Numerose sono in questi anni le attività già avviate, o saranno avviate, dal Circolo ACLI di Martellago che mette, o metterà, in cantiere con un’ottima pianificazione programmatica. Assemblee, tavole rotonde, corsi di aggiornamento professionale per i giovani apprendisti (ENAIP), gruppi di fabbrica, bar, gite, giornate, incontri di approfondimento, discussioni sui temi e problemi principali del paese, etc.; ne arricchiscono di continuo il calendario e i resoconti dei verbali. Innanzi tutto la nomina dei quadri dirigenziali con le presidenze di: OPPORTUNI MARIO (1960-1962), LORENZON INNOCENTE (1963), FRANZOI VITTORIO (1964-1968) e di GARBIN GIANNI (1969-1970). Il bar, il cui statuto fu scritto l’ing. Fiscon nel 1958, anno in cui inizia la sua attività, all’inizio era gestito dall’Azione Cattolica, ma la licenza era delle Acli, e se si riusciva a raggiungere la quota di almeno 101 soci iscritti, si poteva avere la licenza di mescita di bevande alcoliche. Dopo il controllo dei carabinieri per delle irregolarità, subirà una, ma breve, interruzione. L’attività sarà subito ripresa già dall’inizio del ‘63, e la gestione affidata a Franzoi Costante, diventando ben presto il luogo principale di ritrovo e di aggregazione dell’intera comunità, anche per il motivo che nel suo locale, in origine sito al piano superiore dello stabile, si poteva guardare la prima televisione. Era la prima televisione pubblica del paese e la terza dopo quella del Monsignor Barbiero e del comm. Paolazzi. Un quaderno, che annota le “entrate e uscite - Acli” riporta in data 15/03/1963 la spesa di lire 27.000 per aver “pagato i muratori per lavori sala TV nuova”. Continuano le numerose attività per i corsi di formazione professionale (ENAIP) per muratori, falegnami, saldatori, e per le donne i corsi di taglio e cucito e di ricamo. Molte sono le ricevute, le note di spese, la corrispondenza che il segretario Vittorio Franzoi e il responsabile dei corsi Don Amedeo Squizzato, e assistente ecclesiastico, inviano all’ente provinciale Acli con la richiesta di contributi, sussidi per pagare lavori, acquisto di materiali didattici e per pagare le suore, o Franzoi Maria Rosa, o la sig.na Viale Giulia per le pulizie dei locali o a qualche merenda. Nel 1963 all’ombra del campanile e per iniziativa del mons. Barbiero aiutato, supportato in collaborazione di alcuni aclisti, Barbiero, Tronchin, Opportuni, nasce la Cassa Rurale e Artigiana “S. Stefano”, nell’atto costitutivo al titolo veniva aggiunto anche la sigla ACLI, questo fu rifiutato dal governatore della Banca d’Italia Guido Carli, mettendo insieme i necessari 60 iscritti. L’ultimo periodo degli anni ‘60 a livello locale coincide con la presidenza di Gianni Garbin mentre a livello nazionale con la presidenza di Livio Labor e di Emilio Gabaglio, con il congresso nazionale di Torino (19-22 giugno 1969) e l’incontro di Vallombrosa finisce l’epoca del collateralismo nei confronti della DC, già Don Bernardi aveva scritto “interlassismo cioè non schierarsi né a destra né a sinistra, ma collaborare con tutti” e si addotta come nuovo concetto “il ruolo autonomo delle Acli”. Questo si evince anche nei verbali di un piccolo paese come Martellago dove i soci discutono. Più volte gli aclisti martellacensi scrivono “le Acli sono autonome”, “autonomia come gruppo più che come linea di pensiero” (verbale del 26/02/1969), “scelta delle Acli la qualificazione cristiana nell’azione sociale” (verbale del 27/11/1968), “l’animazione sociale cristiana si deve concretizzare negli obiettivi del movimento operaio” (verbale senza data). Se a livello nazionale la svolta a sinistra comportò il ritiro dell’assistente ecclesiastico, in quello locale la sua presenza continuava ad essere richiesta e ricercata anche per la sua funzione di padre spirituale, per i vari richiami a un maggior senso di responsabilità di tutti i soci, disponibilità e di impegno (Don Amedeo Squizzato 19 febbraio 1966), e mai a considerarsi come dei “ospiti”.